La storia dell’Aceto Balsamico di Modena!

Considerato l’oro della città, l’Aceto Balsamico di Modena può essere prodotto anche a Reggio Emilia. Affonda le sue radici nel tempo.

Aceto Balsamico di Modena

L’Aceto Balsamico di Modena è considerato l’oro della città, ma può essere prodotto anche con le uve della provincia di Reggio Emilia. Tra le due località, infatti, in passato vi fu una disputa sulla paternità portata avanti anche dai rispettivi Consorzi. Alla fine è noto a tutti che la vera culla fu la corte degli Estensi, duchi, oltre che di Ferrara, sia di Modena che di Reggio Emilia. Per tale motivo, questo gioiello ha due madri e le due madri vanno finalmente d'accordo. Ma le radici sono ben più antiche e bisogna riavvolgere il nastro.


La Genesi

Tutto nacque da una naturale fermentazione della saba, il risultato dolce della cottura di frutta, che apparteneva alla cultura contadina nell’antichità. In Mesopotamia, già nel 3000 a.C,. si faceva largo uso di aceti e mosti d'uva per conservare i cibi e condirli. Nell'area del Mediterraneo questa pratica arrivò intorno al 1000 a.C. e furono gli Egizi a portarla. Dalle Piramidi all'Impero romano il passaggio fu inevitabile. Nel Medioevo molte buone pratiche dell'agricoltura e della cucina romana vennero abbandonate. Quella del mosto e dell'aceto fu invece addirittura perfezionata, soprattutto grazie alle comunità monacali.


Come nasce l’Aceto Balsamico di Modena

Durante il Rinascimento tornò in auge una cucina ricca di pietanze e sapori. Nelle corti di tutta Europa, pertanto, non poteva mancare il famoso aceto agrodolce di Reggio e Modena. Nel 1598 Cesare d'Este fu costretto a cedere Ferrara allo Stato Pontificio e si ritirò a Modena. Prima però portò con sé gli aceti di Ferrara. Dalla fusione con quelli locali, più o meno, nacque il celeberrimo Aceto Balsamico di Modena per come lo conosciamo oggi. Con l'Unità d'Italia, poi, i modenesi decisero di regalare un'acetaia completa a Vittorio Emanuele II. La diffusione nel resto del Piemonte, prima, e del Regno d’Italia, poi, avvenne gradualmente.

 

La Conservazione

L’Aceto Balsamico di Modena si conserva in delle soffitte e non nelle proverbiali cantine. Servono sbalzi termici notevoli, fino a 50°, per ottenere un prodotto degno di tal nome. Occorre inoltre tempo, tanto tempo, e poi serve una ben fornita batteria di botti, a capienza decrescente e in misura dispari in non meno di cinque. E’ lì che il mosto cotto passa di anni in anni, dalla prima all'ultima, e diventa così il balsamico tradizionale di Modena.

 

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